La situazione di emergenza sta mettendo in luce soprattutto le potenzialità del digitale. La tecnologia ci permette infatti di sentirci più vicini a familiari e amici, ma anche di usufruire di servizi in totale sicurezza rispettando le restrizioni. E questo interesse "di massa" è dimostrato da alcune tech-digital company o attori del settore Ict nel nostro paese che stanno registrando una domanda inconsueta di servizi e soluzioni. Pure i colossi come Apple o Amazon non sono indenni dalla situazione d'emergenza e stanno fronteggiando problematiche inedite. Insomma, suo malgrado il Coronavirus sta dimostrando che l'economia digitale non è quel mondo intangibile e fittizio che tanto si credeva. Ecco il quadro sull'Italia in digitale e le sue probabili implicazione nell'economia reale attuale e, crediamo, futura.
Resilienza, dunque, è la parola-manifesto di questo periodo. E, lo abbiamo detto, anche i grandi colossi sono chiamati a dimostrare le proprie capacità. Apple è stata la prima a risentire degli effetti del Coronavirus: prima in Cina e ora in tutto l’Occidente. Tuttavia il leader tecnologico ha messo a disposizione le proprie infrastrutture di intelligenza artificiale, machine learning e analisi di big data per aiutare i governi a fronteggiare l'emergenza. Facebook e Google sono stati accusati di essere megafono delle fake news, tanto che la Corte dei Conti della UE ha avviato un'indagine per danno pubblico. D'altro canto, però, il boom di accessi a siti di testate giornalistiche ufficiali e autorevoli, dimostra una certa lucidità degli utenti alla ricerca di informazioni accreditate. Ma oltre a questa spiacevole circostanza, proprio Google ha messo a disposizione delle autorità governative le proprie piattaforme e tecnologie, oltre a portali per lo smart working e le videoconferenze. Invece Facebook ha dato avvio ad un piano di sostegno per le piccole imprese, sia in termini di supporto infrastrutturale che economico.
E se questi ausili tecnologici sembrano ancora un po' distanti e "virtuali", allora concentriamo lo sguardo sul nostro paese. Qual è l'aspetto dell'Italia in digitale in questi giorni? La chiamata alle armi dello smart-working è stata piuttosto repentina; la maggior parte delle realtà professionali nel nostro paese non erano abituate a queste modalità intelligenti. Nei giorni successivi al decreto c'è stata una corsa allo smart working e all'e-learning che oggi rende evidente non solo la potenzialità del digitale a lungo bistrattata, ma apre gli occhi su nuove modalità lavorative. E ancora cresce sensibilmente la domanda di servizi per la gestione digitale di sempre più attività collaterali o parallele. D'altronde, secondo l’analisi di Blogmeter, a partire dal 10 marzo il lavoro agile è diventato un topic di tendenza con una crescita del +325% di post che menzionano l'espressione “smart working” rispetto ai 12 giorni precedenti. I contenuti considerati sono per il 47,8% contenuti pubblicati su Instagram.
Inoltre, questo bisogno urgente di esplorare nuove dinamiche comunicative e processi collaborativi sta facendo crescere la richiesta di consulenze di digital transformation, per innovare l'intera filiera del business. Tale tendenza sta impattando positivamente sulle agenzie di tech&digital. Insomma: si è dischiuso un mondo nuovo per le aziende che difficilmente potrà essere dimenticato domani.
Ne abbiamo già parlato qui, ma è utile ribadire come l’e-commerce si stia rivelando una risorsa fondamentale per gli utenti. Ed è talmente evidente che piccole realtà coraggiose, nonostate la criticità del periodo o forze proprio in virtù di quest'ultima, stanno tenendo duro grazie alle vendite online. Basti pensare ai supermercati o alle attività che svolgono consegne a domicilio!
Ed eccoci qui, at last but not least, a parlare del ricorso al digitale da parte di Pubblica Amministrazione e Sanità ai tempi del Coronavirus. Alcuni Comuni, che già si erano attivati per sbrigare pratiche burocratiche o assicurare i servizi al pubblico online, hanno risentito in maniera meno catastrofica delle restrizioni. Ma la maggior parte delle realtà amministrative, è inutile negarlo, è stata travolta – o meglio paralizzata – dalle rigide misure di contenimento. Insomma, il famoso "gap digitale" è proprio in questo settore che dimostra di essere tutt'altro che una fantasia virtuale e astratta. Inoltre, forse sarà proprio in questo ambito che dimostrerà di essere una risorsa fondamentale per snellire file, velocizzare processi burocratici e di archiviazione. Il Ministro dell'Innovazione Paola Pisano e quello della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone sembra stiano lavorando concretamente in questo senso.
Non sono una scellerata politica di tagli: la Sanità in questi giorni ha davanti anche il fantasma di una mancata evoluzione digitale negli anni passati. Solo poche strutture hanno sviluppato una rete digitale di telemedicina e tediagnostica finalizzata ad ottimizzare l'efficienza e l'efficacia dei propri servizi. E non si trattava di iniziative campate in aria, del tutto scollate dalla domanda dei pazienti. Infatti, già nel nostro articolo sui servizi sanitari online avevamo analizzato come gli utenti italiani siano sempre più votati all'e-health. Il resto degli attori sanitari si limita ai Cup telefonici o all'invio di richieste informative via e-mail; ma anche in questi casi sono più le domande perse nell'etere che quelle soddisfatte. Come sarebbe potuta tornare utile oggi un'infrastruttura medica digitale? Magari fornendo ai pazienti consigli e informazioni utili alle loro patologia evitando cosi una sovraffolamento delle strutture sanitarie.
Tra i tanti disagi e le complicazioni di fronte alle quali il Coronavirus ci sta mettendo, la nuova consapevolezza del digitale potrà essere almeno una svolta positiva nel prossimo futuro? Scopritelo con il blog di Key Associati.
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