Gli utenti presenti sui social network aumentano sempre di più. Il report 2019 di We Are Social e Hootsuite ha dimostrato, ad esempio, come in Italia 35 milioni di persone siano attive sui social: il 59% della popolazione. A creare un nuovo profilo non sono solamente la nuova generazione, Generazione Z, ma anche i Millennials e i Baby Boomers. Come si distribuiscono allora le cifre tra queste tipologie di utenti? E, soprattutto, quali sono i comportamenti sulle piattaforme social in relazione alle fasce di età?
GlobalWebIndex ha realizzato un report basato su circa 114.000 utenti online di età compresa tra 16 e 64 anni in tutto il mondo. Da questo studio emerge come la Generazione Z (quella costituita dai nati tra il 1997 e il 2010) abbia aumentato del 18% il tempo trascorso sui social media, mentre le altre sono stabili. Sempre quest’ultima, insieme ai Millennials (i nati tra gli anni 80 e gli anni 90) ha il maggior numero di profili per utente, circa 10. I Baby Boomers (nati tra il dopoguerra e gli anni sessanta) sono protagonisti di un nuovo boom: quello di iscrizioni su Instagram e Whatsapp.
Una ricerca di Anderson Analytics che si è proprio occupata delle differenze generazionali nell’uso dei social networks, scoprendo che la motivazione riguardo la presenza sui social networks è trasversale. Tutti dichiarano di iscriversi per “rimanere in contatto con i propri amici”: 93% Generazione Z, 82% Millennials, 62% Baby Boomers, per i quali è molto importante anche la variante “rimanere in contatto con i propri parenti”. La vera differenza emerge nella scelta delle piattaforme preferite e nei contenuti seguiti.
Innanzutto, rispetto ai propri fratelli maggiori Millennials, la Generazione Z sta più tempo sui social: 3 ore contro 2 ore e 39 minuti al giorno; tuttavia sono più selettivi nella scelta delle piattaforme da presidiare.
Per questa fascia democratica di utenti Youtube occupa il primo posto del podio (89%), seguito da Instagram (74%). Il primo costituisce un aggregatore di interessi, spazio privilegiato per scoprire cosa fanno amici e soprattutto influencer. Facebook è passato in retrovia, soprattutto per gli under 18, dal momento che è popolato dai genitori; gli over 24 lo considerano invece ancora un punto di riferimento e lo sfruttano come motore di ricerca per notizie, aggiornamenti ed eventi.
Secondo un’altra ricerca promossa da Havas Media e Zoocom il mito del “prosumer” è in rapido declino. Gli utenti Z spendono infatti solamente il 6% del loro tempo nella creazione di contenuti, trascorrendo in realtà la maggior parte dell’attività nel feed, alla ricerca di intrattenimento. Sempre secondo la ricerca GlobalWebIndex, oltre il 60% di loro ha dichiarato di cercare prodotti o servizi attraverso i social e, anzi, il 18% di scoprirne l’esistenza grazie agli influencer.
Quest’ultimo dato va decisamente a favore dei brand che potrebbero creare sempre più engagement e lead generation in quanto sui social scatta l’intention to buy nel 30% dei casi. L’unica avvertenza: qualità dei contenuti, l’unico movente che può ispirare gli utenti a seguire un account. L’ultimo baluardo di speranza per il modello prosumer resiste invece nelle stories di Instagram e nelle community social.
Nonostante il mito dei prosumer sia decisamente in calo e il fatto che la qualità dei contenuti spinga a seguire un influencer, gli utenti Z sono lucidi quando si tratta di strategie e strumenti per accrescere la propria popolarità attraverso like e seguaci.
Il 24% della popolazione mondiale è costituita da Millennial, estremamente attivi sui social network e propensi all’acquisto online (il 30% proprio tramite social). Una ricerca portata avanti dal Pew Research Center rivela che per il 92% di tutti i millennial avere un dispositivo mobile ed essere presenti su un profilo social network è ormai roba passata; oggi la presenza media è su almeno quattro piattaforme e le ragioni principali sono svago, social o business networking e shopping. Questa fascia di utenti naviga sui social come Instagram (che ha registrato un +63%) e Pinterest per scoprire nuovi marchi e prodotti, per leggerne recensioni e ricevere offerte promozionali. I Millennials preferiscono il contatto diretto con i brand, per questo visitano in media almeno una volta al giorno i loro profili. Facebook resta la piattaforma preferita per questa fascia d’età che non disdegna neanche Twitter.
Più della metà di questi utenti naviga sul web mentre guarda la televisione (66%), molti utilizzando i social ( 58%); d’altronde, il 62% degli utenti tra i 21 e i 35 anni guarda programmi tv per poter poi partecipare alle discussioni sui social.
Inoltre, a differenza della Generazione Z, per cui l’identikit del prosumer non è poi così diffuso, i Millennials amano condividere le proprie esperienze con gli altri.
I Babyboomers, i nati tra il ’45 e il ’64, registrano l’incremento più incredibile: un aumento del 60% su Instagram e del 44% su Whatsapp. Costituisce un fenomeno decisamente interessante e da tenere in considerazione, considerando che questi utenti costituiscono il 28,7% della popolazione, oltre ad essere la fascia con il maggior potenziale di acquisto. Probabilmente queste cifre vertiginose sono dovute al progressivo avvicinamento al digitale da parte di un gruppo tradizionalmente scettico ed ostile che negli ultimi tempi ha subito una decisiva accelerazione e che ha addirittura scoperto lo shopping online.
Per avere un quadro completo sui comportamenti digitali degli italiani, scopri lo stato dell'e-commerce 2019 in Italia di Casaleggio Associati, il report digital 2019 di We Are Social e Hootsuit e continua a seguire Key Associati.
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